Gianluca Polverari, su Critica Liberale n. 123/4 del gennaio-febbraio 2006, ha ricordato che «la Legge 244/2003, dando esecuzione ad una Convenzione sottoscritta fra la Repubblica italiana e la Santa Sede nel 2000, ha previsto una spesa per il solo 2004 di 9.397.000 Euro per la sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari», e che «in materia previdenziale, secondo il disposto delle Leggi 791/1981 e 903/1973, è da annoverare il Fondo di previdenza per il clero, che, per il solo 2004 e relativamente ai fondi erogati a favore della componente cattolica, può attendibilmente stimarsi in 6.713.253 Euro». Nel 2016 la cifra ha raggiunto gli otto milioni.
Il disavanzo patrimoniale è tuttavia enormemente cresciuto nel tempo, e nel 2015 ha raggiunto la cifra record di 2,2 miliardi di euro. A tale cifra vanno aggiunti anche gli assegni sociali per quei religiosi – suore e frati – che, non avendo mai lavorato all’esterno della propria comunità, e non avendo quindi mai maturato contributi nemmeno all’interno, perché gli ordini religiosi non ne versano, al compimento dei sessantacinquesimo anno (decorrenza in corso di revisione) sono destinatari di un assegno sociale. Considerando inoltre anche delibere come quella della Regione Veneto, con cui è stato destinato un milione di euro ai «religiosi anziani non autosufficienti»: nelle Marche e in Toscana l’importo è invece di 320.000 euro), è lecito pertanto considerare una cifra totale intorno agli ottantacinque milioni.